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scartoffieIl nuovo assetto organizzativo e didattico degli istituti superiori professionali individua ulteriori incarichi per i docenti tutor senza prevedere per queste figure alcuna formazione e caricando su di loro lavoro aggiuntivo non retribuito.

La Gilda degli Insegnanti dice no all'ennesima riforma in ambito scolastico improntata all'improvvisazione, che svilisce la professionalità dei docenti, all'aumento della burocratizzazione e dei carichi di lavoro.

"Dopo un iter legislativo lungo e spesso confuso - spiega la Gilda - negli istituti superiori a indirizzo professionale è stato introdotto il PFI, ovvero il Progetto Formativo Individuale, che si aggiunge ai PEI e a i PDP, strumenti già numerosi nella realtà di questi istituti. La revisione dei percorsi di istruzione professionale prevede, inoltre, la ridefinizione dei quadri orari, in un'ottica che predilige maggiormente le attività di laboratorio, e la didattica per competenze scandita in Unità di Apprendimento (UdA).

Di Meglio e FioramontiÈ quanto emerge dall´indagine SWG sull´insegnamento della Storia, presentata oggi nel convegno per la Giornata Mondiale dell´Insegnante

 

 

Utile, interessante e importante: nonostante il ruolo sempre più marginale in cui si trova relegata, è così che la Storia viene considerata dai docenti e dagli studenti italiani. È quanto emerge dall´indagine sull’insegnamento della Storia, realizzata dalla Swg per la Gilda degli Insegnanti e presentata oggi nell’ambito del convegno nazionale “Quale futuro senza la storia? promosso per la Giornata Mondiale dell´Insegnante."
La ricerca è stata condotta su due distinti campioni composti da 300 insegnanti di tutti i gradi di istruzione e 100 studenti delle scuole secondarie di secondo grado, intervistati online e face-to-face.
L’utilità della Storia
Per il 64% degli insegnanti, la Storia è utile ad acquisire gli strumenti per interpretare meglio il presente, per il 18% a non ripetere gli errori del passato e per il 16% ad ampliare lo sguardo verso il futuro e a prevederlo meglio.
Sul fronte degli studenti, invece, il 38% ritiene che la Storia serva a non ripetere gli errori del passato mentre per il 30% è utile a interpretare meglio il presente e per il 29% ad ampliare lo sguardo sul futuro e a prevederlo meglio.
La Storia a scuola
Per il 55% dei docenti lo scopo dell’insegnamento della Storia a scuola è formare le nuove generazioni mentre per il 42% consiste nell’educare i giovani alla cittadinanza.
Imparare le date a memoria
Sull’importanza di imparare le date a memoria nello studio della Storia, la grande maggioranza dei docenti intervistati, pari all’87%, ritiene che sia utile per collocare gli eventi nel tempo e nel contesto sociale. Per il rimanente campione è indispensabile (5%) e non serve (8%).
La questione vista dagli studenti: conoscere a memoria le date degli eventi storici è utile per collocarli nel tempo e nel contesto sociale secondo il 63%, è indispensabile per il 17% e il 20% lo considera inutile.
L’opportunità della Storia locale
I docenti che giudicano opportuna l’introduzione nei programmi scolastici dell’insegnamento della Storia locale rappresentano l’89%, di cui l’85% ritiene che deve essere comunque collocata nel contesto della Storia nazionale e mondiale e il 4% secondo cui, invece, deve avere un ruolo preponderante. Lo schieramento del “no” costituisce l’11%: “perché distoglie dallo studio dei contesti nazionali ed internazionali” secondo il 5% e “perché le ore sono insufficienti” per il 6%.
A dichiararsi favorevoli all’introduzione della Storia locale è l’80% degli studenti: per il 63% la risposta è “sì, ma collocandola nel contesto della Storia nazionale e mondiale”, mentre il 17% ritiene che debba rivestire un ruolo preponderante. Il 20% secondo cui, invece, non è opportuno introdurre la Storia locale si compone di un 14% per il quale distoglie dallo studio dei contesti nazionali e internazionali e di un 6% che motiva la propria contrarietà con l’insufficienza delle ore a disposizione.
Bastano 2 ore la settimana?
Uno scarto di 7 punti percentuali separa il 52% dei docenti secondo i quali per imparare la Storia servono più delle due ore settimanali previste attualmente dai programmi scolastici dal 45% di quelli che ritengono siano sufficienti.
Tra gli studenti prevale l’opinione per cui due ore di Storia a settimana sono sufficienti: 58%; per il 31% ne servono di più, l’8% sostiene che sono troppe e che basterebbe una sola ora e il residuale 3% è del parere che bisognerebbe abolire del tutto la materia.
La trasversalità della disciplina
Secondo l’88% degli insegnanti lo studio della Storia è trasversale alle altre discipline scolastiche e a pensarla così sono per il 92% i docenti con oltre 20 anni di anzianità. Il 12% del campione intervistato, invece, ritiene che la dimensione storica non sia comune a tutte le discipline.
Per quanto riguarda gli studenti, il 71% considera lo studio della Storia trasversale alle altre materie (88% nel Nord Italia e 80% tra chi ha voti alti in Storia) contro il 29% secondo cui la dimensione storica non è comune a tutte le discipline (50% nel Mezzogiorno e 47% tra chi nutre uno scarso interesse per la materia).
“L’esito del sondaggio  commenta Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti - è molto confortante perché esprime a chiare lettere l’apprezzamento non solo dei docenti, ma anche degli studenti, verso la disciplina. Un dato che va in direzione diametralmente opposta rispetto a quella della politica, che ha ridotto e marginalizzato l’insegnamento della Storia”
Roma, 4 ottobre 2019
Ufficio stampa Gilda Insegnanti

Utile, interessante e importante: nonostante il ruolo sempre più marginale in cui si trova relegata, è così che la Storia viene considerata dai docenti e dagli studenti italiani.

È quanto emerge dall´indagine sull’insegnamento della Storia, realizzata dalla Swg per la Gilda degli Insegnanti e presentata oggi nell’ambito del convegno nazionale “Quale futuro senza la storia? promosso per la Giornata Mondiale dell´Insegnante."

La ricerca è stata condotta su due distinti campioni composti da 300 insegnanti di tutti i gradi di istruzione e 100 studenti delle scuole secondarie di secondo grado, intervistati online e face-to-face.

locandina giorata dell'insegnante 2019Negli ultimi 20 anni la scuola ha subito una serie di riforme, tutte orfane di un significativo "asse culturale".
Questo ha impedito la piena realizzazione del mandato costituzionale di formare il cittadino del futuro attraverso la trasmissione dell´eredità culturale del passato.

Da questa constatazione nasce l´esigenza di un sistema di istruzione organizzato intorno all´asse culturale della disciplina storica, perché solo nella dimensione scolastica è possibile acquisire le conoscenze necessarie ad esercitare il pensiero critico che nasce dal confronto con il passato.

Nel convegno nazionale, promosso per la Giornata mondiale dell´insegnante istituita dall´UNESCO, l´Associazione Docenti Art. 33 e la Gilda degli Insegnanti rifletteranno sulla necessità di educare al pensiero critico le nuove generazioni.

merito"Abolire il bonus merito istituito dalla legge 107/2015 e trasferirne i fondi direttamente in busta paga, per incrementare i magri stipendi degli insegnanti in sede di rinnovo contrattuale, è una richiesta che avanziamo da quando è stato introdotto questo iniquo sistema premiale. Accogliamo con soddisfazione, quindi, le critiche negative mosse da Fioramonti al bonus merito e ci auguriamo che dalle parole si passi presto ai fatti eliminandolo.

Dal ministro auspichiamo un'analoga presa di posizione riguardo la composizione del Comitato di valutazione". È quanto afferma Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti.

La netta contrarietà al bonus merito da parte dei docenti italiani è stata ampiamente evidenziata dal sondaggio "Un anno di Buona Scuola: la riforma all'esame degli insegnanti", realizzato nel 2016 dalla Swg per la Gilda degli Insegnanti.