È stato presentato questa mattina l’evento promosso dalla Gilda degli Insegnanti dal titolo “Fabbriche dei Titoli” alla presenza della stampa, della Vicepresidente della Commissione Cultura, Scienza e Istruzione, Giorgia Latini, in collegamento Elisabetta Piccolotti, della stessa Commissione e Luca Lantero, Direttore del CIMEA, il Centro di Informazione sulla Mobilità e le Equivalenze Accademiche.
L’obiettivo dell’evento, in vista del G7 dei Ministri dell’Istruzione che si terrà a Trieste, oltre a voler far luce sul fraudolento sistema che si nasconde dietro al raggiungimento dei titoli professionali, è quello di richiamare l’attenzione dei vertici mondiali sulla necessità di adottare misure comuni per il contrasto alla contraffazione dei titoli di studio e delle qualifiche.
“Attraverso la nostra ricerca abbiamo constatato come non si tratti di un fenomeno solo italiano e di cui si ha traccia persino fin dai tempi del Medioevo” – sono le parole del Coordinatore nazionale della Gilda Insegnanti Rino Di Meglio.
Ottenere il titolo di doctor non sottoponendosi agli esami regolamentari ma per mezzo di una bulla o di un breve pontificio, era la scorciatoia utilizzata e che in breve tempo si trasformò in una vera e propria fabbrica di titoli.
Nel 1444 il senato di Venezia dichiara privi di valore i titoli accademici conseguiti fuori dall’ateneo di Padova. Ancora, nel XV secolo, Avignone perde più di un terzo dei propri studenti di diritto anche a causa della concorrenza delle diverse fabbriche di titoli nelle quali un gruppo di ‘dottori’ vende titoli senza insegnare. Un meccanismo non recente e ben radicalizzato anche al di fuori dei confini italiani che non danneggia solo il mondo della scuola e che ha trovato terreno fertile soprattutto negli ultimi anni, con l’aumento della mobilità internazionale e l’utilizzo delle nuove tecnologie in ambito educativo.
La ricerca della Gilda è partita da alcuni fatti di cronaca, uno dei più recenti ed eclatanti è il caso dell’università fantasma di Gorazde, in Bosnia, per questo soprannominato ‘il caso Bosniagate’, dove lo pseudo istituto Jean Monnet rilasciava falsi diplomi di laurea in Medicina, Infermieristica, Fisioterapia, per poi essere utilizzati in vari Paesi tra cui l’Italia, la Svizzera, la Croazia, la Serbia e la Libia.
Impegno e sacrificio da parte di un migliaio di studenti, e un dispendioso corso di studi con rette fino a 20mila euro l’anno per la laurea in Medicina, 12mila per Fisioterapia, 8mila per Podologia, 6mila per Infermieristica, che poi si sono ritrovati tra le mani un titolo di studio privo di validità.
Per l’ottenimento del titolo di avvocato, per esempio, i furbetti del titolo ricorrono ad una scappatoia, che consente loro di eludere il superamento dell’esame obbligatorio previsto dal nostro ordinamento, volare in Spagna e diventare abogado. In Spagna, infatti, l’esame di Stato non esiste, ed è sufficiente la laurea in giurisprudenza, la frequenza di un master di otto esami e il superamento di un test finale a crocette. Una volta ottenuto il titolo di abogado, si torna in Italia e ci si iscrive all’Albo dei c.d. avvocati stabiliti. Trascorsi i tre anni dall’iscrizione, gli abogados sono iscritti negli albi degli avvocati nazionali. Un raggiro che offre ingenti somme di denaro alle Università e alle agenzie che organizzano il tutto e che arrivano a pretendere anche 25mila euro.
Un malcostume accademico praticato anche nel mondo della scuola, per cui citeremo il caso di Caserta, dove tra i docenti con titoli falsi, in 9 casi su 30 figura il finto istituto magistrale. Sono una trentina, segnalati ai carabinieri nel marzo del 2024, gli insegnanti con titoli di accesso fasulli alle graduatorie provinciali per le supplenze. A Caserta, infatti, c’è l’istituto paritario tecnico Garibaldi e non il liceo magistrale, ovvero la scuola che fino al 2002 dava la possibilità, con il diploma, di avere un titolo abilitante per infanzia e primaria.
La ricerca della Gilda si è concentrata poi sulla normativa europea, che ha permesso la libera mobilità e circolazione dei titoli professionali e che si è sviluppata a partire dalla Convenzione di Lisbona dell’11 aprile 1997, ratificata con Legge 11 luglio 2022 n.148. Mentre il riconoscimento delle qualifiche personali è regolamentato dalla direttiva 2005/36/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio, che comporta, ai sensi dell’art 3, la libera circolazione dei professionisti dei Paesi dell’Unione europea all’interno dello Spazio europeo.
In Italia è il Cimea, il Centro di Informazione sulla Mobilità e le Equivalenze Accademiche, a riconoscere e a valutare i titoli di studio e, secondo la nostra indagine, su 65mila richieste l’anno che l’ente esamina, il 12% delle qualifiche risulta dubbio.
La ricerca della Gilda in questo contesto intende promuovere un dibattito e accendere un faro che costituisca uno stimolo a conoscere, denunciare e contrastare questi fenomeni. In vista del G7, intendiamo lanciare una proposta che abbia un impatto contro la lotta alla corruzione a all’abuso accademico.
Non essendoci sanzioni penali sufficienti ad arginare il fenomeno, bisogna ricorrere ad un sistema di sanzioni amministrative che, nei casi più gravi, escludano per sempre dalla pubblica amministrazione chi vi entra con titoli falsi, abusando della fiducia dell’intero sistema educativo. “Di fronte al moltiplicarsi dei casi di titoli falsi o privi di valore, è evidente che lo spauracchio del procedimento penale non funziona, quindi è necessario che i governi, e se possibile l’Unione Europea, assumano provvedimenti amministrativi sanzionatori, ribaltando sugli interessati l’onero dell’eventuale ricorso.
La qualità della cultura, dell’istruzione ed ora anche della salute dei cittadini, è messa seriamente in pericolo. Occorre quindi agire con rapidità e determinazione”.
È il commento del Coordinatore nazionale della Gilda Insegnanti Rino Di Meglio, in un appello mondiale volto al superamento della mercificazione dei titoli professionali.