È una consuetudine che dura da anni, anni in cui non si sono registrati miglioramenti ma, anzi, peggioramenti della situazione dell’istruzione in Italia.
Tra questi, sicuramente le condizioni economiche e di lavoro dei docenti che, senza motivazione e valorizzazione, non possono contribuire al miglioramento dell’istruzione. Le attuali dichiarazioni dei politici sono ricalcate su quelle passate: i soliti e generici riconoscimenti sull’importanza della scuola per il futuro del Paese, ma nessuna proposta concreta che tenti di risolvere le questioni sempre più aggrovigliate riconducibili agli interventi sconclusionati della politica.
Verrebbe naturale arrendersi, ma la Gilda non intende desistere. Crediamo che quanto più le circostanze sono complesse, tanto più occorrono vigore, volontà, e capacità di non demordere. Quindi presentiamo ai colleghi, ai politici in lizza, all’opinione pubblica le nostre iniziative.
Con queste proposte articolate - che non sono un’agenda né un elenco anonimo e casuale - presentiamo quell’idea di scuola in cui abbiamo sempre creduto. Quella scuola della Costituzione, preposta alla formazione dei giovani e che affida agli insegnanti un ruolo sociale istituzionale.
Non una scuola servizio che risponde ad esigenze individuali, a volte di dubbia valenza e a volte mercantili. Naturalmente con queste richieste non intendiamo sostituirci al Parlamento, sappiamo bene che la politica scolastica deve scaturire dall’azione parlamentare - e non del solo Governo- e dunque non dai sindacati e da gruppi di lobby non ben identificati.
Tuttavia, i risultati degli ultimi anni hanno evidenziato la scarsa considerazione da parte della politica nei confronti della scuola, dimenticando che costituisce un settore vitale del Paese. Essa è stata piuttosto un ambito in cui tagliare anche l’essenziale. Per questo, offriamo il nostro apporto, disponibili al confronto e alla collaborazione per l’interesse generale del Paese.
Il Coordinatore nazionale della Gilda-FGU Rino Di Meglio
1.
Valorizzazione della docenza attraverso l’istituzione di un contratto specifico che riconosca la peculiarità non impiegatizia della professione docente.
2.
Istituzione di un Consiglio Superiore della Docenza, anche con articolazioni regionali, che garantisca l’esplicazione della libertà di insegnamento, prevista dalla Costituzione, anche per istituire garanzie nel delicato settore delle sanzioni disciplinari.
3.
Introduzione del Presidente elettivo del Collegio dei docenti del quale vanno rafforzate le prerogative, nel campo della didattica.
4.
Revisione del sistema dell’autonomia delle scuole introdotto con la legge n. 59 del 1997, in una visione non aziendalistica delle Istituzioni scolastiche. La revisione degli organi collegiali riveste una particolare urgenza, con una chiara divisione tra le competenze sulla didattica e quelle amministrative. Nei futuri Consigli di Istituto la presenza della componente docente dovrà essere rafforzata, evitando comunque la moltiplicazione degli organismi. La contrattazione di secondo livello dovrà svolgersi per ambiti distrettuali o reti di scuole, superando l’attuale livello di singola istituzione scolastica.
5.
Introduzione di un organico di istituto funzionale, stabile, di durata pari al corso di studi che garantisca la stabilità del corpo docente, e la necessaria continuità didattica. Al Collegio dei docenti deve essere attribuita la facoltà di deliberarne l’utilizzo finalizzato esclusivamente agli interventi destinati agli alunni.
6.
Generalizzazione della Scuola dell’Infanzia Statale sul territorio nazionale, essendo intollerabile che una gran parte del paese sia oggi costretta ad avvalersi della sola scuola privata in questa fascia di età.
7.
Soluzione dell’annoso problema del precariato mediante la stabilizzazione, nel rispetto delle norme europee, di tutto il personale con almeno tre anni di servizio; contemporaneo avvio di un sistema di reclutamento serio, efficiente e definitivo.
8.
Riconoscimento dell’anzianità di servizio quale elemento fondamentale della carriera dei docenti, in analogia a quanto avviene negli altri paesi europei, valutazione, attraverso un sistema di garanzie, degli eventuali demeriti. Abrogazione delle norme che prevedono forme di aggiornamento obbligatorio, in contrasto con la libertà di insegnamento ed effettiva retribuzione delle attività di aggiornamento professionale.
9.
Considerazione delle peculiarità della funzione docente, in relazione alla riforma pensionistica, prevedendo, al raggiungimento di un’elevata anzianità di servizio, una riduzione dell’orario di insegnamento, o forme di part time e pensione negli ultimi cinque anni di servizio.
10.
Fondamento di ogni richiesta precedente: incremento dei finanziamenti per l’Istruzione, essenziali per lo sviluppo futuro del paese, come previsto dalle direttive europee, in termini reali rapportati al PIL, garantendo innanzi tutto una retribuzione dignitosa ai docenti italiani.