"La battaglia referendaria contro la riforma della scuola può essere vinta soltanto unendo tutte le forze dell'associazionismo, del sindacato e della politica.
La posta in gioco è troppo alta e iniziative portate avanti da comitati improvvisati o da politici in cerca di visibilità rischiano di rivelarsi un boomerang: la cassazione dei quesiti o, peggio ancora, una sconfitta referendaria potrebbe solo rafforzare le ragioni della cosiddetta Buona Scuola".
A dichiararlo è la Gilda degli Insegnanti, che ribadisce la necessità di procedere all'organizzazione in tempi brevi di un comitato unitario per l'indizione di un referendum abrogativo di parti fondamentali della legge 107/2015 sostenuto da una solida consulenza giuridica a livello nazionale.
"Soltanto con un'azione unitaria possiamo affrontare positivamente uno sforzo organizzativo importante e una battaglia politica e culturale che deve essere vinta non tanto all'interno del 'popolo della scuola', ma in tutto il Paese.
"Il tanto sbandierato piano di assunzioni previsto dalla riforma è un bluff". In piazza Monte Citorio, dove il mondo della scuola sta protestando contro il Ddl di nuovo all'esame della Camera per la fase finale dell'iter di approvazione, Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, non usa mezzi termini per bocciare ancora una volta il disegno di legge.
"Basta analizzare i numeri per capire che si tratta di un'operazione di facciata. Renzi sostiene che verranno assunti 100mila docenti, che sarà attuato l'organico dell'autonomia e che ogni scuola potrà disporre di circa 6 insegnanti in più per potenziare le attività formative (per un totale di circa 50mila docenti distribuiti in 8500 istituti). Ma la realtà – spiega Di Meglio – è ben diversa".
Nell'anno scolastico 2014/2015, erano in servizio 127mila supplenti su posti vacanti negli organici di diritto e di fatto, ai quali il 1 settembre se ne aggiungeranno circa 35mila del turn over.