per ribadire l'importanza delle funzioni che svolge nella scuola e denunciare la scarsa considerazione in cui vengono tenute dal governo e da scelte legislative lacunose o sbagliate.
Contro una situazione che si è fatta ormai insostenibile il personale ATA scende in piazza per sostenere, forte delle sue ragioni, precisi obiettivi:
- un piano di assunzioni che assuma come priorità la stabilizzazione del personale precario,
- la modifica delle norme che proibiscono di sostituire i lavoratori assenti
- la piena e corretta applicazione delle norme contrattuali
- lo stop ai tagli di organico e all'esternalizzazione dei servizi.
- la fine dei disservizi SIDI, un sistema informatico che impedisce alle segreterie scolastiche di lavorare serenamente.
Tutto ciò è il risultato di scelte del Governo che hanno portato all'adozione di norme come la legge 107, che trascura complessivamente il personale ATA, accennandovi solo in relazione a possibili tagli, o la legge di stabilità per il 2015, con cui si sono imposti divieti alla sostituzione del personale anche in caso di lunga assenza, con grave pregiudizio del buon andamento del servizio.
Una mancanza di attenzione e considerazione che trova palese conferma nell'esclusione del personale ATA dal piano straordinario di assunzioni e nell'ulteriore riduzione delle dotazioni organiche; scelte che aggravano un quadro già appesantito dalla mancata attuazione di istituti contrattuali finalizzati a promuovere percorsi di riconoscimento e valorizzazione professionale.
La protesta del personale ATA di giovedì 22 ottobre si inquadra in una vertenza più complessiva messa in atto dalle organizzazioni sindacali rappresentative del comparto scuola, che ha già visto manifestare il 15 ottobre scorso i dirigenti scolastici e che prevede per sabato 24 ottobre una giornata nazionale di mobilitazione con manifestazioni indette unitariamente in tutte le regioni d'Italia.
Obiettivi dell'azione sindacale sono il rinnovo dei contratti, scaduti da sette anni, e la modifica delle disposizioni legislative (dalla legge di stabilità 2015 alla legge 107) che penalizzano la scuola, ostacolandone il buon funzionamento, e il suo personale, cui viene da troppo tempo negato un giusto riconoscimento sul piano professionale e retributivo.
Roma, 20 ottobre 2015