RICERCA PUBBLICA: CENERENTOLA ANCHE PER L’INPS

Venerdì, 17 Novembre 2023 12:39
La nuova legge di bilancio per il 2024, presentata recentemente al Senato, interviene sulle regole pensionistiche di gran parte del pubblico impiego in maniera molto incisiva ( art. 33 ) ed in particolare sulla maggior parte degli Enti Pubblici di Ricerca il cui personale in gran parte è iscritto alla cassa CPDEL gestita dall’INPS.

La forte penalizzazione prevista produrrà, per circa due terzi dei 26 mila dipendenti degli EPR, una decurtazione della pensione per degli importi molto rilevanti.

Per alcuni oltre al danno si aggiungerà anche la beffa di aver dovuto spendere cifre molto consistenti per riscattare gli anni di laurea, circostanza ovviamente molto diffusa nell’ambiente della Ricerca Pubblica, e vedere in gran parte vanificato questo rilevante esborso.

Il testo della legge, cosi come le sue principali interpretazioni sulla stampa, non cita esplicitamente questo settore tra quelli penalizzati.

D’altronde la stessa INPS di fatto non li cita esplicitamente tra gli esempi di iscritti alla cassa CPDEL ( https://www.inps.it/it/it/dettaglio-approfondimento.schede-informative.49926.le-gestioni-previdenziali-dei-dipendenti-pubblici.html ).

Probabilmente, così come spesso avviene per le normative pensate per l’insieme di circa tre milioni di pubblici dipendenti, non ci si è accorti – o forse si è semplicemente trascurato – l’effetto in un settore che si continua a considerare come fondamentale.

La riforma, oltre a colpire tutti coloro che sono stati assunti dal 1 gennaio 1996, inasprendo i requisiti di accesso alla pensione, inserisce – per coloro con contributi precedenti a quella data - nuove tabelle di calcolo del rendimento della quota retributiva.

Tale nuovo metodo di calcolo può produrre una perdita di svariate migliaia di euro (fino a 11 mila) sulla pensione in funzione degli anni di contribuzione e dello stipendio dell’epoca.

Fare cassa su un drappello di circa dieci mila addetti alla ricerca pubblica (tenuto conto che l’età media del ricercatore italiano è di circa 50 anni) che già scontano una retribuzione media nella loro carriera anche del 50% in meno rispetto agli omologhi dei paesi più industrializzati, non può che produrre un ulteriore danno – sicuramente sproporzionato rispetto al vantaggio economico per le finanze pubbliche – sulla attrattività di questa fondamentale professione per lo sviluppo e il progresso del paese.

Ci preme ricordare, in proposito, come spessissimo si ricorda – in questo periodo storico - l’importanza del ruolo che gli Enti di Ricerca Pubblici hanno per il successo dei progetti del PNRR.

Vogliamo sperare, oltre che chiedere con forza, che il Governo – oltre ad operare delle correzioni per altre categorie come sembrerebbe da notizie dagli organi di informazione – possa operare un qualche tipo di salvaguardia anche per il personale di questi Enti che operano nel settore della Ricerca. Non si può sottolineare in ogni circostanza la grande importanza del settore e poi in atti “pratici” come questo “dimenticarsene”!

Elenco degli Enti Pubblici di Ricerca: https://www.anpri.fgu-ricerca.it/enti/

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