“La situazione è drammatica, ma non resteremo in silenzio di fronte alle ferite che il Governo sta infliggendo alla scuola pubblica statale e adotteremo tutte le forme di protesta possibili per contrastare questa politica”. Ecco il messaggio che il coordinatore nazionale, Rino Di Meglio, lancia in occasione dell’inizio dell’anno scolastico. Nel mirino della Federazione, i pesantissimi tagli, “decisi solo in nome di un risparmio che forse gioverà alle casse dello Stato, ma certamente nuocerà al futuro del Paese, perché non investire nell’istruzione e nella formazione dei giovani – sottolinea Di Meglio – significa assestare un duro colpo alla crescita culturale e civile e tradire il mandato che la Costituzione assegna alla scuola”.
A rendere la situazione ancora più esplosiva è, secondo il coordinatore nazionale, la disomogeneità dei tagli tra Nord e Sud: “A soffrire maggiormente – afferma il coordinatore nazionale – è il Mezzogiorno, dove la scure del Governo si è abbattuta in maniera più drastica.
E le proteste messe in atto dai precari, concentrate soprattutto nelle regioni meridionali, lo dimostrano ampiamente. Il rischio – avverte Di Meglio - è che il divario tra Nord e Sud aumenti ancora e che l’Italia diventi sempre di più un Paese a due velocità”. La Federazione, inoltre, richiama l’attenzione sul problema del sovraffollamento delle classi “che – dichiara Di Meglio – peggiorerà inesorabilmente, perché a una riduzione così ampia dell’organico non corrisponde una diminuzione del numero degli alunni che, anzi, è in aumento.
E noi, come l’anno scorso, - annuncia - siamo pronti a denunciare tutti i casi di mancato rispetto della legge sulla sicurezza che fissa in 26 persone per aula il tetto massimo di affollamento ipotizzabile”. “E poi – aggiunge Di Meglio – è inaccettabile che da una parte si giustifichino i tagli alla scuola pubblica statale con l’esigenza di risparmiare, e dall’altra il Parlamento chieda maggiori fondi per gli istituti paritari e che il ministro Gelmini auspichi che nella Finanziaria di quest’anno ci siano risorse adeguate per le scuola private. Forse – conclude – è il caso di ricordare ai parlamentari e al ministro che l’articolo 33 della Costituzione stabilisce che ‘enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato’”.
Roma, 1 settembre 2009