Più risparmi rispetto al passato, ma la burocrazia resta lontana dai livelli ottimali
ROMA - Meno qualità nei servizi offerti, meno produttività e un meccanismo di permessi sindacali che costa allo Stato 151 milioni: come se 4.569 statali non lavorassero per un anno.
La pubblica amministrazione marcia al ribasso: grazie ai blocchi del turn over e dei salari decisi per via della crisi, il settore «costa» di meno rispetto al passato, ma la burocrazia è molto lontana dai livelli che dovrebbe garantire per rilanciare la crescita del Paese.
E' lo spietato giudizio sul funzionamento della macchina statale che arriva dalla relazione della Corte dei Conti sul costo del lavoro nel pubblico impiego.
Un rapporto che lancia l'allarme sui «reiterati tagli lineari agli organici» che rischiano di avere «inevitabili, negativi riflessi sulla quantità e qualità dei servizi», ma che manifesta anche molti dubbi sulla bontà del Protocollo appena siglato fra governo, enti locali e sindacati: norme destinate a rivoluzionare il sistema di valutazioni e di premi per fasce introdotto tre anni fa dall'ex ministro Brunetta (per esempio la valutazione sarà effettuata sui risultati dell'ufficio, non del singolo).
L'intesa siglata pochi giorni fa «suscita perplessità» nella Corte dei Conti, presieduta da Luigi Giampaolino, proprio nella parte in cui «rimette in discussione il percorso già avviato».
«Il rischio» commentano i magistrati contabili e che la parte di retribuzione destinata al merito resti scollegata dall'aumento di produttività, in altre parole che si finisca di nuovo con il distribuire premi a pioggia.
Giudizio pesante al quale il ministro della Funzione Pubblica Patroni Griffi ha subito replicato: «premiare i migliori e aumentare la produttività sono le nostre priorità» ha assicurato.
Il Protocollo è stato firmato «per metterle in pratica» visto che il meccanismo attuale si rivolge solo «ad una ridotta platea di destinatari, 277 mila dipendenti sugli oltre tre milioni» e che «la rigida predeterminazione» del meccanismo di premi per fasce «ne ha comportato il mancato recepimento».
Ma nuove regole a parte, sotto l'attacco della Corte dei Conti è finito anche il meccanismo dei permessi sindacali: nel 2010 è stato come se 4.569 dipendenti, uno ogni 550, non avessero lavorato per un anno; dalla produttività del settore, secondo il rapporto, arrivano «preoccupanti segnali».
Il blocco del turn over, responsabile dei «buchi» aperti nell'organico - assieme al blocco degli stipendi in vigore fino al 2014 ha determinato un crollo sia nei costi del lavoro che nella capacità di consumo degli statali.
Il rapporto tra Pil e spesa per i redditi dei dipendenti pubblici è infatti in continuo calo e raggiungerà, nel 2014, il 10 per cento.
Fra il 2005-2011 il divario tra retribuzioni con il settore privato ha subito un drastico ridimensionamento: la forbice è passata dall'8 al 2,6 per cento.
Ed è proprio partendo da queste cifre che il sindacato rispondere alle critiche: «Come si fa a parlare di calo nella produttività di fronte ad un pesante blocco del turn over?» si chiede Michele Gentile della Cgil.
«I dati certificano la perdita secca del potere d'acquisto di oltre tre milioni di lavoratori: anche questa non mi sembra la strada giusta per rilanciare crescita e consumi.
Quanto al meccanismo dei permessi sindacali è quello sancito dalla Costituzione e le norme di valutazione cambieranno per il semplice motivo che quelle di Brunetta non funzionano».